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Sono tante le malattie genetiche che hanno tra i loro sintomi l’assenza di linguaggio verbale. E ora il programma sperimentale I-Spk promette di insegnare a interagire con gli altri attraverso la Lis
Marina Piccone
«La nostra vita è cambiata incredibilmente. Mia figlia fa cose impensabili fino a poco tempo fa. Finalmente posso parlare con lei». Tonia è la mamma di Francesca, undici anni, affetta dalla sindrome di Coffin Siris, una malattia genetica rara (solo nove casi in Italia e 176 nel mondo) che ha, tra le sue caratteristiche, quella di non poter emettere suoni e, quindi, di non poter parlare. E così è stato per Francesca, fino a quando la piccola non è entrata in un protocollo psicolinguistico sperimentale che le ha dato la possibilità di entrare in relazione con gli altri e di comunicare. Il metodo I-Spk, abbreviazione di I speak, “Io parlo”, o meglio di “Io se posso komunico”, è stato ideato da Valentina Colozza, psicologa e psicoterapeuta sistemico-relazionale; comprende l’apprendimento della Lingua dei segni italiana (Lis) e, parallelamente, un percorso di soste-
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