Skate in carrozzina e la voglia di Ilaria Naef di “portare” la disciplina sportiva in Italia

Skate in carrozzina e la voglia di Ilaria Naef di “portare” la disciplina sportiva in Italia

Roma - Fare Skate in carrozzina è quasi realtà anche in Italia. La disciplina di freestyle sulla sedia a rotelle si chiama Wheelchair Motocross (WCMX) e a raccontarla nei giorni scorsi ad XMasters, la manifestazione di sport e inclusione che si è svolta sulla spiaggia di Senigallia è stata Ilaria Naef. 

Nata con una disabilità a causa di una paralisi cerebrale, Naef è diventata la prima (e unica) atleta italiana di WCMX. Nel 2019 è arrivata seconda ai campionati mondiali in Texas e in seguito ha vinto altri titoli ai campionati europei. Adesso tra i suoi obiettivi il primo è "portare questo sport in Italia per renderlo più popolare, in modo che sempre più persone possano avvicinarsi, anche se non lo vogliono praticare a livello agonistico". Il suo secondo obiettivo, invece, è "fare uno skatepark accessibile nella mia città, che è Savona in Liguria". 

Ilaria Naef si è divertita a X Masters: "Per me è adrenalina e libertà".

Ilaria ha conosciuto lo skate in carrozzina quando aveva circa 13 -14 anni, guardando dei video su YouTube. "C'era un ragazzo americano che aveva iniziato a praticarlo e mi sono subito appassionata- ha raccontato all'Agenzia Dire- Ho sempre sognato di fare skate, ma per la mia disabilità non pensavo fosse possibile. Poi mi sono trasferita in Germania per studiare, avevo circa 20 anni. Lì c'erano dei ragazzi che lo praticavano e con loro ho iniziato ad allenarmi". È partita così la sua nuova avventura, perché lo sport Ilaria già lo praticavano da tempo. "A livello agonistico ho iniziato a 15 anni con la pesistica paralimpica e ho fatto anche diversi campionati italiani di pesistica- ha ricordato- e ho vinto diversi titoli nella categoria 45 kg. Ma quando ho iniziato a praticare skate ho fatto entrambi gli sport e adesso faccio meno gare".

Per promuovere il WCMX esiste un'associazione mondiale.

"Purtroppo le competizioni sono tutte all'estero- ha detto- quindi spesso viaggio per fare gare in America oppure in Germania o nel Regno Unito. La parte più difficile di questo sport è il fatto che non venga spesso riconosciuto qui in Italia- fa sapere l'atleta- è sempre difficile allenarsi o trovare qualcuno che ti supporti nello svolgimento delle competizioni. Io mi alleno negli skatepark, però non tutti gli Skatepark sono adattati. Ci vogliono dei piccoli accorgimenti che li rendano praticabili anche con la carrozzina e adesso stiamo facendo dei grandi progressi, perché piano piano anche chi progetta gli skatepark inizia ad essere più consapevole e a conoscere il nostro sport. Questo significa che sarà possibile fare Skatepark migliori anche per noi", ha concluso.