“Col cuore in cattedra”, la storia del professore Saito tetraplegico dall’età di 16 anni
“Col cuore in cattedra”, la storia del professore Saito tetraplegico dall’età di 16 anni
Approfondimenti
29 agosto 2024
Roma - “C’era una volta un ragazzo che amava le canzoni di Mina, si divertiva a uscire con gli amici e gli piaceva nuotare. Un giorno però, a sedici anni e mezzo, un tuffo nel mare di Ostia ha sconvolto la sua vita: si è fratturato una vertebra cervicale ed è rimasto invalido. Non riusciva più a muoversi. Solo la testa gli funzionava ancora. E, negli anni, quella testa l’ha fatta funzionare così bene da diventare ‘un falso invalido’”. È così che Luigi Saito si presenta sui social. Professore di Italiano e Latino del liceo scientifico A. Labriola di Roma, consigliere del X Municipio e presidente della commissione Scuola, Cultura, Politiche Educative e Legalità, Saito da 45 anni vive in sedia a rotelle. Quel tuffo, nel mare di Ostia, lo ha reso tetraplegico.
Si definisce e lo definiscono, ironicamente, un ‘falso invalido’ perché la sua vita è un turbinio di impegni. A partire dalla scuola, dove lavora con passione e dedizione. “Non avrei mai pensato di fare il professore- ha raccontato- anzi, quando ero ragazzo immaginavo che da grande sarei stato un cardiochirurgo”. Poi, però, l’incidente ha cambiato tutto.
È stato difficile ricominciare a vivere in questo nuovo corpo che non potevo muovere, ho avuto momenti di sconforto ma per me non è stata la tragedia che si potrebbe immaginare, non mi sono mai arreso- ha detto- è come se dentro di me io avessi già l’idea che un accadimento come questo potesse succedere, ho sempre pensato che nella vita le cose vanno come devono andare e questo pensiero mi ha aiutato a rassegnarmi. Un modo di pensare che attribuisco alla mia fede in Dio, una fede che è stata una grossa ancora di salvezza. Rassegnarsi però- spiega- non vuol dire accettare passivamente l’accaduto ma lanciare una sfida alla vita. E io quella sfida l’ho lanciata quando ho capito che cosa non volevo essere: non volevo stare fermo in carrozzina a guardare gli altri che vivevano la loro vita. Avevo sedici anni, volevo uscire, volevo andare al mare, volevo vivere. E ho reagito”.
E reagire per Luigi ha significato anche sottoporsi a un delicatissimo intervento che gli ha consentito di vivere in sedia a rotelle. “Ho dovuto scegliere tra il tentare questa operazione o rassegnarmi a passare tutta la vita al letto. Questa seconda opzione, però, per me non era contemplabile, non potevo immaginare una vita senza potermi completamente muovere. Ho deciso di affidarmi nelle mani di Mario Boni, medico di Pavia, su consiglio di un neurochirurgo americano. Mi sono così sottoposto a un intervento di nove ore, molto rischioso e dall’esito assolutamente incerto. Ho deciso di rischiare e, per fortuna, è andata bene. Questo mi ha consentito di poter stare seduto e di potermi riprendere una vita, in carrozzina”.
Una vita, la sua, fatta di incontri importanti e inattesi che hanno segnato tappe fondamentali. A cominciare dai mesi passati in ospedale, subito dopo l’incidente. “Quando ero ricoverato ho conosciuto un’insegnante del liceo classico di Ostia che faceva volontariato in ospedale. Quell’anno ero stato rimandato in tre materie. Questa professoressa decise che dovevo mettermi a studiare per superare gli esami di riparazione. Io non ne avevo nessuna voglia, pensavo a tutt’altro. Ma lei è stata tenace, mi ha fatto capire che era importante per me fare questo passo. E così, grazie a lei e con l’aiuto di mia sorella, che dal giorno dell’incidente ha messo da parte i suoi vent’anni per dedicarsi a me, mi sono messo a studiare, ho superato gli esami di riparazione e poi mi sono diplomato”. Non solo. Dopo la maturità Saito ha deciso di iscriversi all’università. “Ho scelto Lettere classiche, alla Sapienza di Roma- ha raccontato- il percorso non è stato semplice perché le aule non erano accessibili ma alla fine sono riuscito, con soddisfazione, a laurearmi”.
La famiglia è stata l’altra grande risorsa della sua vita. “Ho sempre saputo di non essere solo- ha detto- al di là dei miei genitori, che sono rimasti spiazzati di fronte a quello che mi era successo, ho avuto accanto zii e cugini che mi hanno aiutato ad andare avanti, a reagire. Oltre al mio carattere, la famiglia è stata l’altra mia grande fortuna”.
Tra gli anni del liceo e quelli dell’università, Saito si trasferisce con la famiglia da Roma, dove viveva in un appartamento al settimo piano, a Ostia, in una casa con giardino, più grande e adeguata alle esigenze di una persona che deve spostarsi in sedia a rotelle. Un trasferimento che Luigi definisce “un traguardo”, conquistato insieme alla sorella dopo essere riusciti a vincere le resistenze dei genitori che non erano propensi a spostarsi, “probabilmente- ha detto Luigi- non capendo fino in fondo le esigenze che poteva avere una persona in carrozzina”.
In quel periodo il futuro professore fa altri due incontri che si rivelano fondamentali. Il primo è quello con Rosanna, una donna tetraplegica di 28 anni più grande, che aveva conosciuto in ospedale e che per vent’anni ha vissuto con Luigi e la sua famiglia. “Questa profonda amicizia mi ha consentito di vedere in anticipo il film della mia vita aiutandomi così a operare le scelte più opportune”. Il secondo incontro è con Concetta. “Avevamo bisogno di qualcuno che ci aiutasse nella gestione quotidiana delle mie necessità- ha ricordato- e così aveva iniziato a frequentare casa nostra una ragazza che aveva questo compito”. Pian piano il rapporto tra Concetta e Luigi si trasforma e diventa una relazione d’amore. Oggi festeggiano 37 anni di matrimonio. “Ho scoperto che l’amore può essere qualcosa di diverso da quello che immagini da adolescente. Io e mia moglie siamo una cosa sola. In tutti questi anni lei mi è sempre stata vicina condividendo tutto”.
Oggi la famiglia di Luigi è fatta anche dei tanti studenti che ha incontrato nel corso dei suoi anni di insegnamento. “La prima volta in cui, per una supplenza, sono entrato in una classe, ho capito l’importanza e la forza del gruppo. Mi sono innamorato di questo lavoro e ho deciso che sarebbe stata la mia vita. Da allora, anno dopo anno, ho contribuito a formare generazioni di uomini e di donne con cui, ancora oggi, sono in contatto”. Anni dopo è arrivato anche il suo impegno politico, un impegno che ha deciso di spendere per Ostia, il X Municipio di Roma. “Sono ostiense di adozione e questo territorio ha segnato tutta la mia vita, privata e professionale. Per questo mi sento un po’ debitore nei suoi confronti. La mia scelta nasce esclusivamente dal desiderio di impegnarmi a migliorare la realtà di questo territorio, ricco di tante energie, professionalità, opportunità e dotato di straordinarie risorse artistiche, ambientali e culturali, tessuto molto diverso da quello che si racconta sulle cronache”, ha raccontato.
Da Superabile Inail di aprile 2024: p 14 e 15 https://www.superabile.it/portale/it/dettaglio-pdf.rvw.2024.04.superabile-magazine-aprile-2024.html