Disturbo dell’umore e le diverse manifestazioni: la depressione e le 6 tipologie

Per arrivare alla caratterizzazione dei diversi tipi di depressione, i ricercatori hanno valutato le scansioni cerebrali di 801 persone con depressione e disturbi d’ansia correlati, nonché quelle di 137 soggetti sani, condotte sia a riposo sia durante lo svolgimento di test cognitivi ed emotivi.

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26 agosto 2024

ROMA - Un disturbo dell’umore comune ma grave, capace di provocare un sentimento persistente di tristezza e la perdita di interesse per le cose e le attività normalmente piacevoli. È la depressione, si legge su Fanpage, che può anche causare difficoltà nel pensare e di memoria, e influire in modo negativo sulle abitudini alimentari, sul sonno e sulla salute fisica in generale, con forti impatti sullo stile e la qualità di vita. La depressione può quindi assumere diverse forme, ad oggi tuttavia raggruppate sotto un’unica definizione di disturbo depressivo maggiore (o depressione maggiore). Un team di ricerca internazionale ha concentrato il suo lavoro nella caratterizzazione della depressione, riuscendo a individuare sei diverse tipologie sulla base dell’attività cerebrale rilevata nelle regioni già note per svolgere un ruolo nella patologia. In pratica, la depressione non è una sola malattia ma esistono “sei diversi biotipi distinti di disturbo depressivo maggiore” spiegano gli studiosi, che hanno inoltre identificato i trattamenti che hanno più o meno probabilità di essere efficaci per tre di questi biotipi.   

I SEI DIVERSI TIPI DI DEPRESSIONE - Per arrivare alla caratterizzazione dei diversi tipi di depressione, i ricercatori hanno valutato le scansioni cerebrali di 801 persone con depressione e disturbi d’ansia correlati, nonché quelle di 137 soggetti sani, condotte sia a riposo sia durante lo svolgimento di test cognitivi ed emotivi. Utilizzando quindi un approccio di apprendimento automatico per individuare analogie e differenze, hanno identificato sei modelli distinti di attività cerebrale associati alla depressione, che sono stati caratterizzati ulteriormente per sintomi e risposta al trattamento, come dettagliato nell’articolo di ricerca pubblicato su Nature Medicine. I sei tipi di depressione identificati dai ricercatori sulla base della diversa attività cerebrale nelle regioni del cervello già note per svolgere un ruolo nella patologia. Nello specifico:  a) default con salienza e iperconnettività attentiva; b) ipoconnettività dell'attenzione; c) affetto negativo suscitato da tristezza con iperattivazione dell'affetto positivo; d) iperattivazione del controllo cognitivo; e) ipoattivazione del controllo cognitivo con ipoconnettività affettiva negativa suscitata da minaccia cosciente; f) attivazione e connettività intatte. Per tre tipi di depressione, gli studiosi hanno quindi verificato quali sono i trattamenti che hanno più o meno probabilità di essere efficaci, tra tre differenti antidepressivi e una terapia comportamentale comunemente utilizzata nella pratica clinica (terapia della parola). Da questa analisi è emerso che: i pazienti con depressione caratterizzata da iperattività nelle regioni cognitive del cervello hanno una migliore risposta a un antidepressivo; i pazienti con depressione che, nelle scansioni a riposo, era caratterizzata da livelli di attività più elevati tra le regioni associate alla depressione e alla risoluzione dei problemi, hanno avuto una migliore attenuazione dei sintomi con la terapia della parola; i pazienti che nei test a riposo avevano livelli di attività più bassi nel circuito cerebrale che controlla l’attenzione avevano meno probabilità di sperimentare un miglioramento dei loro sintomi con la terapia della parola. Gli studiosi hanno inoltre rilevato che i pazienti con iperattività nelle regioni cognitive del cervello mostravano più frequentemente incapacità di provare piacere (anedonia) e problemi nello svolgimento di compiti esecutivi. Coloro che invece avevano un tipo di depressione che rispondeva meglio alla terapia della parola, ottenevano risultati migliori nei compiti cognitivi. Per quanto si tratti di risultati preliminari e che richiedono ulteriori studi per arrivare a una più completa caratterizzazione dei diversi tipi, la ricerca “è la prima a dimostrare che la depressione può essere spiegata attraverso le diverse attività cerebrali – ha spiegato Leanne Williams del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Comportamentali della Stanford University School of Medicine e autrice senior dello studio -. In sostanza, è una dimostrazione di un approccio di medicina personalizzata per la salute mentale basato su misure oggettive della funzione cerebrale”.