Parigi. Rossi e Parenzan sono la coppia d’oro del Tennistavolo italiano
Parigi - "La medaglia d'oro è un grande traguardo, un grande risultato e significa tanto, soprattutto per il percorso che ci ha portato qui, un percorso lungo più di dieci anni, con una squadra che ha creduto in un certo tipo di lavoro e la condivisione di una parte della vita". Lo ha dichiarato all'agenzia Dire Giada Rossi, medaglia d'oro nel singolare femminile di tennistavolo WS1-2 ai Giochi paralimpici di Parigi 2024.
Poco prima di lei il collega Matteo Parenzan aveva vinto il primo oro nella storia azzurra del tennistavolo alle Paralimpiadi. "Per me- ha spiegato il 21enne triestino- si realizza il sogno che avevo da quando ho cominciato a giocare a tennistavolo: arrivare alle Paralimpiadi e vincere una medaglia. Essere campione europeo, mondiale e paralimpico è qualcosa di straordinario. La mia famiglia, gli allenatori e la Nazionale hanno creduto in me e questo è il mio più grande grazie per quelli che hanno lavorato con me. Ho portato a Parigi una scimmietta (di peluche, ndr) che rappresenta una persona che non c'è più ed è grazie a lei che sono qui, grazie alla dottoressa che mi ha medicato fin da quando ero bambino e cresciuto fino a quando non è andata via... La cosa più bella è avere lei nella mia mente, avere scritto pagine di quaderni per lei in questi giorni è qualcosa di davvero straordinario".
Davanti al microfono Giada Rossi sprizza di gioia. Il suo percorso non è stato facile: nel 2008, a 14 anni, un tuffo nella piscina di casa le ha causato una tetraplegia. È grata alle tante persone che hanno contribuito alla sua crescita sportiva e personale e lancia un messaggio ai giovani che devono affrontare delle difficoltà: "Esistono nella vita, ma ci sono anche le opportunità di fare le cose bene. Le occasioni di riscatto arrivano e bisogna saperle afferrare. Siamo persone ricche di potenzialità e sta a noi esaltarle al massimo".
Sulla stessa linea Matteo Parenzan, affetto sin dalla nascita da miopatia nemalinica: "Sono tante le difficoltà da affrontare oggi e che vedo anche tra i miei coetanei, in questa società molto digitale. Si trovano problemi in ogni angolo e noi abbiamo trovato nello sport la nostra dimostrazione di coraggio e di rivalsa, nonostante la disabilità. Fare sport e fare quello che piace, esprimendo la propria personalità, è la cosa che bisogna inseguire. Bisogna credere nei propri mezzi".