"TUTTI POSSONO SURFARE". ECCO LE STORIE DI MARCO, ATLETA IN CARROZZINA, E MATTEO, SURFISTA NON VEDENTE

"TUTTI POSSONO SURFARE". ECCO LE STORIE DI MARCO, ATLETA IN CARROZZINA, E MATTEO, SURFISTA NON VEDENTE

Senigallia- "Tutti possono fare surf, chi da sdraiato, chi in ginocchio. Ognuno può farlo a modo suo e il più forte è chi si diverte di più". Parola di Cristiano Corsi, il tecnico della nazionale di para surf presente a XMasters, la manifestazione sportiva e inclusiva che si è svolta a Senigallia.

IL SURF E’ ACCESSIBILE

"Esiste il surf accessibile da diversi anni, con tavole adattate per qualsiasi tipo di disabilità. Siamo qui sia per far conoscere questo sport, visto che non si sa che in Italia si fa surf, e soprattutto per far conoscere che esiste il surf adattato. Vigliamo avvicinare le persone e speriamo di aumentare il giro di atleti della nazionale".

Le tavole più adattate sono quelle per le persone che hanno disabilità motorie, "hanno dei rialzi all'altezza del petto per tenerlo sollevato e delle maniglie per tenersi sulla tavola. Per i non vedenti ci sono dei riferimenti tattili da toccare con i piedi, in modo da capire bene la posizione. Per la disabilità cognitive o relazionali non ci sono particolari accortezze", ha spiegato alla Dire Corsi.

La Federazione italiana surfing sci nautico wakeboard (Fissw) da qualche anno "dà la possibilità ai tecnici di fare un corso che si chiama adaptive per specializzarsi proprio con ogni tipo di disabilità. Ci sono delle competizioni e proprio adesso ci stiamo preparando per un raduno che faremo in Spagna e poi per i mondiali che invece saranno in California. In Italia ancora non riusciamo ad avere un numero di atleti per arrivare a fare delle competizioni nazionali- fa sapere Corsi- proprio per questo stiamo cercando di partecipare come Federazione a ogni tipo di evento dove sia possibile presentare il surf adattato". Corsi insegna nella scuola di Ostia surf, dove puntano ad evitare separazioni tra surf e surf adaptive. Il loro motto è 'Unire invece che dividere'.

"A Ostia si surfa tutti insieme, puntiamo a creare un luogo accessibile. C'è più difficoltà ad arrivare in spiaggia che a surfare- ha continuato- ma una volta che entri in mare sei in connessione con un elemento naturale che ha un'energia incredibile. Noi la chiamiamo 'surf therapy', perché questo sport ti mette in contatto con le onde, con il mare, e anche solo questo migliora l'autostima".

Insomma il surf è divertimento, punta a potenziare le capacità residue affinché chiunque possa surfare. Lo ha confermato la storia di Marco Volpi, atleta romano in carrozzina di para surf: "Ho 39 anni e ho una paraplegia spastica. Sono diventato paraplegico a 20 anni a seguito di un'operazione per la rimozione di un angioma nel canale midollare. Sono nato con la sindrome di Cobb, che comporta la formazione di angiomi nel metamero interessato, che nel mio caso era appartenente alla schiena. Fino a 20 anni sono stato bene, non ho avuto problemi, poi ho dovuto fare una laminectomia (una rimozione del corpo esterno della colonna)". Da quel momento Marco è in carrozzina e non ha più l'uso degli addominali perché la sua lesione è abbastanza alta. Ma surfa lo stesso.

"Nella mia categoria non c'è bisogno di troppi muscoli, anzi. Ho iniziato questo sport perché avevo bisogno di sfidare un po' me stesso e un po' la natura- ha raccontato- ho visto dei video su internet di surf adattato, inoltre mio cugino fa surf e mi ha messo in contatto con Cristiano della scuola Ostia surf. Abbiamo iniziato con la prima onda, su cui ha fatto un volo incredibile perché la tavola si è impuntata e mi sono ribaltato completamente al contrario. Però è stato molto divertente- ha confidato- avevo quattro persone intorno, il salvagente e il caschetto. Quindi ero sicuro, mi sono reso conto di quello che stava succedendo e non ho avuto paura".

L'onda non lo spaventa. "Forse mi fanno paura le serie di onde. Il primo pensiero che mi viene quando vado sott'acqua- ha spiegato Marco- è cercare di capire se sta arrivando un'altra onda, perché in quel caso avrei difficoltà a respirare. Però il mare ti aiuta, ti dà la possibilità di sentire se c'è un'altra onda che arriva".

Il surf per Marco è "la libertà di poter ritornare in acqua. Prima ho vissuto il mare sempre con molta fatica, sia per quanto riguarda l'accessibilità sia perché in acqua restavo fermo come un 'tortellino'. Ora c'è la sfida ed è divertentissimo. È uno sport al di fuori della della parte agonistica, lo puoi praticare tranquillamente con tutti, anche con i normodotati. Il surf ti fa integrare con le altre persone, tutti hanno 'il tuo stesso problema': dover usare una tavola e aspettare l'onda. Anche se io ho due allenatori", ha detto sorridendo.

Quest'anno Marco Volpi ha ricevuto la convocazione per il ritiro della nazionale di para surf che "sarà probabilmente a metà settembre e li spero di guadagnarmi la convocazione per i mondiali".

Da cinque anni pratica il para Surf anche Matteo Salandri, atleta non vedente e vincitore di tanti titoli a livello internazionale. Questo sport lo ha scoperto sui social: "Avevo visto un surf camp per persone con disabilità- ricorda- poi hanno iniziato a cercare persone con disabilità visiva, perché all'epoca non era ancora partito un corso per questa categoria, così ho iniziato. Come dico sempre, è stato amore a prima vista".

Matteo Salandri è nato ipovedente e poi progressivamente la sua vista si è rodotta: "A 20 anni avevo il cane guida, adesso ne ho 36, però diciamo che circa 2 anni fa ho perso anche l'ultima parte di luce. Fortunatamente il surf lo possono fare tutti e tutti possono provare. È normale avere paura, però è uno sport che miscela timore e adrenalina. C'è la voglia di prendere l'onda sempre più grande e sempre più bella che ti fa superare quella paura. L'onda si sente"

Per una persona non vedente o ipovedente capire quando stare in piedi sulla tavola "non è troppo difficile, perché quando la guida ti dice di iniziare a remare a un certo punto- ha precisato Matteo- e senti che la tavola comincia ad andare da sola, è a quel punto che puoi alzarti. È tutto un gioco di propriocettività e di cinestetica dell'ambiente. L'obiettivo non è prendere l'onda, la schiuma, ma surfare la parete dell'onda. Il contatto con il mare trasmette energia e ti dà una sensazione di benessere. Quando esci dall'acqua, dopo aver fatto surf, sperimenti un senso di benessere. Questa reazione si è vista in maniera tangibile con le persone con autismo. A Ostia c'è un progetto molto bello in cui persone con disabilità cognitiva e/o autismo surfano".

Partecipare alle gare non è quindi il suo primo obiettivo: "Il surf in sé è talmente bello che la competizione è la cosa meno bella- ha sottolineato Matteo- è un dialogo fra te e il mare, poi la competizione si è bella ma il mio obiettivo è surfare il più possibile e in luoghi sempre diversi".

Matteo presto andrà in California. L'appuntamento è a novembre. Al mondiale di para surf del 2022 si è piazzato al quinto posto, mentre in quello del 2023 è in carica comevicecampione europeo di categoria visual. Il surf ha fatto tanto per Matteo e può fare ancora tanto per molte persone con disabilità.

"Se è vero che la disabilità non è nella persona, ma è nell'interazione fra la persona con disabilità e l'ambiente, le barriere, agire sull'ambiente e dire che anche le persone con disabilità possono fare surf, secondo me, è un messaggio potentissimo", ha concluso.