Sono viva grazie a mio figlio, la storia di Sara
Sono viva grazie a mio figlio, la storia di Sara un’associata dell’Ail
Approfondimenti
01 settembre 2024
Milano - Luglio 2011 ero alle prese con una malattia terribile: leucemia mieloide acuta. Una lunga serie di cicli di chemioterapia, poi la remissione, - come riporta il sito dell’Associazione Ail- seguita, dopo qualche mese, da una nuova aggressione. Un calvario durato un anno e mezzo e che sembrava non doversi concludere, perché secondo i medici lo spettro di un’altra ricaduta era in agguato. Unica soluzione: il trapianto da donatore di cellule staminali emopoietiche. I dottori hanno cercato un donatore nel Registro Internazionale.
E ancora: Il tempo incalzava e la possibilità di ricomparsa della malattia aumentava e così hanno analizzato il sistema immunitario di mio figlio Andrea, di 22 anni e hanno rilevato che era compatibile al 50%, una percentuale non alta, ma restava l’unica possibilità di cura. Così all’Ospedale San Raffaele di Milano, i medici portano avanti una procedura innovativa e sperimentale, portando la compatibilità di Andrea dal 50% al 100%, attraverso una manipolazione genetica delle cellule del donatore. Questa tecnica rappresenta quindi una possibilità di guarigione in più. Così il 23 agosto del 2012, Andrea dona le sue cellule staminali e nel pomeriggio, verso le 17, mi vengono trasfuse attraverso una flebo. Il mio trapianto è durato circa 40 minuti, senza provare alcun dolore. Ora ho due date di nascita. Sono nata il 1°ottobre del 1962, ma la vera nascita è datata 23 agosto 2012, il giorno del trapianto.
Nessuna esistenza è esente dal proprio fardello, e tutti, anche se in maniera differente e per motivazioni differenti, veniamo ogni giorno chiamati a portare il “peso” del nostro esistere, tra gioie e dolori, speranze e delusioni, sorrisi e lacrime. L’unico vero augurio che voglio fare ad ognuno di voi è quello di trovare sempre la forza di affrontare e superare ogni difficoltà, di non perdere mai la speranza, di condividere la gioia, e di proseguire nella maniera più autentica il proprio cammino, affinché venga dato più senso all’essere e non all’apparire.
Questa rinascita me la sono conquistata a prezzo di dolore e di sacrifici, mettendomi in gioco ogni giorno, cercando di allontanare l’ombra della morte che si è affacciata a me più volte. “Grazie Andrea!” per quello che hai fatto, grazie per avermi ridato la vita, è il tuo amore che mi fa andare avanti. Esistono anche altre persone che hanno reso più facile questa “avventura trapianto” e che desidero ringraziare. Grazie alla mia meravigliosa famiglia, per l’amore, il sostegno. La mia vita non avrebbe senso senza di loro. Ai miei “meravigliosi e bravissimi” dottori, alle mie infermiere, A Greta, la mia meravigliosa cagnolina, che anche se lontana da me, mi era sempre vicina. Ad alcuni miei meravigliosi amici vicini e lontani, conclude così Sara protagonista del racconto.