Zero barriere e tanta partecipazione, ecco come disegnare una scuola inclusiva

Zero barriere architettoniche e culturali e tanta partecipazione sono gli obiettivi che ogni scuola deve perseguire

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02 agosto 2024

La scuola inclusiva è fatta di tante cose: spazi accessibili a tutte le persone, insegnanti di sostegno specializzati, uso degli ausili tecnologico-uditivo/visivi e maggiore partecipazione degli studenti alla vita didattica e ricreativa. In poche parole, zero barriere architettoniche e culturali e tanta partecipazione sono gli obiettivi che ogni scuola deve perseguire perché “il 10% degli studenti ha una disabilità motoria e l’8% una disabilità visiva e/o uditiva. E in molti casi i ragazzi hanno più di una disabilità. Inoltre, lo prevedono la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità e la nostra Costituzione”. Ce lo spiega Adriana Bizzarri di Cittadinanzattiva, servizio Scuola, che ci accompagna in questo piccolo viaggio, in cinque tappe, verso una scuola migliore.  

L’insegnante di sostegno. “I dati purtroppo parlano chiaro: un insegnante di sostegno su tre proviene dalle graduatorie curriculari e dunque non è un insegnante specializzato per le diverse disabilità. Questo, unito a un tournover ‘spaventoso’, danneggia molto i ragazzi con disabilità. La relazione personale che si instaura è fondamentale e se l’insegnante cambia spesso questo è dannoso per l’alunno”.  

Sì alla gita scolastica di un giorno. “Le gite sono davvero momenti speciali per i giovani. I dati in tal senso sono molto incoraggianti, infatti anche i ragazzi con disabilità partecipano alle gite della durata di un giorno, ma le cose si complicano con il pernottamento”.  

Rappresentare i bisogni dei ragazzi con disabilità e dei caregiver. “Secondo noi di Cittadinanzattiva sia a livello nazionale che in ogni singola scuola gli studenti devono poter rappresentare meglio le loro esigenze e il loro punto di vista. A partire dall’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità dove questi ragazzi dovrebbero essere rappresentati e in particolare le loro esigenze. Bisogna tornare a chiedere più investimenti sugli ausili come i banchi adattati per la ‘carrozzina’, software specialistici, giochi per i bimbi con disabilità e finanche le aule morbide (composte da cuscini e altre strutture prive di spigolature) da installare negli asili nido e nelle scuole primarie in modo da agevolare chi ha difficoltà nella deambulazione e consentire a coloro che hanno disturbi del comportamento di scaricare energia in eccesso”. 

Lo psicologo e l’assistente alla comunicazione nella Lis. “Sempre di più le scuole si dotano degli sportelli di ascolto per intercettare i problemi di tipo psicologico, i disturbi alimentari fino anche a supportare le famiglie con difficoltà economiche cercando di intercettare presto il problema. Si registrano molti più assistenti alla comunicazione che conoscono la lingua italiana dei segni (Lis). Le disabilità cambiano ed è opportuno dare risposte tempestive a bisogni che emergono”.  

Altre buone pratiche. “Esiste poi la possibilità per i bimbi iperattivi di usare a lezione delle cyclette con schermi che consentono di seguire la lezione, questo aiuta moltissimo chi ha difficoltà. Incoraggiare queste nuove pratiche è fondamentale. L’autonomia scolastica consente proprio di acquistare parti delle strumentazioni didattiche descritte a fronte del budget della scuola. Poi ci sono fondi pubblici ministeriali come quelli denominati ‘Scuola 4.0’ che consentono l’acquisto di ausili informatici per allestire aule inclusive e accessibili”