L’odore del Parkinson: l’olfatto di Joy e la malattia del marito scoperta anni prima
L’odore del Parkinson: l’olfatto di Joy e la malattia del marito scoperta anni prima. La donna, un'infermiera di Perth, si era accorta che l'uomo odorava sempre di muschio, ma non aveva capito cosa fosse finché non è entrata in una stanza dove c'erano alcuni malati di Parkinson
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22 agosto 2024
ROMA – Prima che il Parkinson presenti i suoi classici sintomi, che vanno dal tremore alla rigidità e alla lentezza dei movimenti, oltre ai disturbi dell'equilibrio, postura incurvata, impaccio nella deambulazione, i pazienti emanano un particolare odore simile al muschio. Questo, scrive il Corriere della Sera, potrebbe essere dovuto alla ipersecrezione sebacea della pelle che deriva dalle alterazioni delle piccole fibre nervose autonome che si distribuiscono nei vari organi. Questa particolarità, ovvero l’odore del Parkinson, è al centro della storia di Joy Milne, un'infermiera 72enne di Perth (Scozia) con un forte senso dell'olfatto (iperosmia): dopo diversi anni di matrimonio, si è accorta che in suo marito Les, medico anestesista nel suo stesso ospedale, qualcosa era cambiato. Era una sera del 1982, Les aveva 32 anni: era tornato a casa dal lavoro con un odore nuovo e sgradevole, che non lo abbandonerà più, ma né lui né altri, tranne sua moglie, riuscivano a percepirlo. L'odore della nostra pelle è principalmente legato alle secrezioni di due ghiandole, quelle sudoripare che producono il sudore (con cui eliminiamo rifiuti corporei diluiti in acqua che evapora contribuendo alla nostra termoregolazione, oltre a ioni cloro, sodio, potassio) e quelle sebacee che producono il sebo, un liquido con proprietà di difesa e lubrificazione cutanea, secreto per lo più in prossimità dei bulbi piliferi, tant'è vero che nel palmo delle mani queste ghiandole mancano, mentre abbondano sotto le ascelle. Perché il sudore può aver a che fare con il Parkinson?: “La malattia non si limita a causare disturbi di tipo motorio come il tremore, ma presenta anche sintomi non motori fra cui una diffusa compromissione delle piccole fibre nervose che controllano i sistemi cardiovascolare, urinario, gastrointestinale, pupillare, endocrino e, per l'appunto, cutaneo e sudoriparo, tant'è vero che fin dal secolo scorso si diceva che ‘la pelle è lo specchio del Parkinson’ - afferma il professor Alfredo Berardelli dell'Università Sapienza di Roma e past president della Società italiana di neurologia (Sin) -. Queste alterazioni riguardano il sistema nervoso autonomo, quello che fa per esempio battere automaticamente il cuore senza che si debba pensare ogni momento a farlo contrarre, e sono dette ‘autonomiche’ o ‘vegetative’”. Dermatite seborroica Ed è proprio l'alterazione del sistema autonomico che spesso (52-59% dei casi) provoca nei pazienti con Parkinson lo sviluppo di dermatite seborroica, un eczema cutaneo sostenuto dall'infezione del fungo Malassezia che, a seguito dell'alterata produzione del sebo difensivo, colonizza varie aree di cute, provocando arrossamenti e chiazze di desquamazione giallastra e untuosa in tutto il corpo, soprattutto nel cuoio capelluto. Per svilupparsi, questo fungo ha bisogno, infatti, di una grossa produzione di lipidi cutanei di cui il sebo è ricco: per questo motivo attecchisce spesso in pubertà, quando l'eccesso di androgeni porta ad aumentata produzione di sebo. Il gruppo di auto-aiuto. La diagnosi della malattia di Les Milne arrivò quando lui aveva 44 anni, ma la moglie aveva cominciato a percepire un cambiamento nel suo odore dodici anni prima: era sempre un po' muschiato, anche se aveva appena finito di fare la doccia. Non solo. Les era diventato sempre più distaccato, irascibile, apatico. Aveva comportamenti strani, disturbi del sonno, difficoltà nei movimenti. E fu solo quando Joy accompagnò Les a un gruppo di auto-aiuto per pazienti organizzato dall'Associazione Parkinson UK che, trovandosi in mezzo a molti altri con la sua stessa malattia, si sentì come invasa da quello stesso odore e capì che forse non era qualcosa che riguardava solo suo marito. Uno studio pilota su 24 soggetti, che ha visto coinvolte le Università di Edimburgo, Manchester e Londra per identificare chimicamente le molecole che Joy percepisce quando sente questo strano odore muschiato che associa alla malattia di Parkinson. “Per chi è abituato a misurare i fenomeni scientificamente, questa sua capacità di identificare molecole-chiave con cui diagnosticare la malattia è quasi imbarazzante - ha commentato Perdita Barran della School of Chemistry alla Manchester University -. Come sempre accade nelle scoperte fatte per 'serendipity', i coniugi Milne erano conviti che le capacità di Joy potessero essere usate a scopi medici e noi stiamo cercando di fare proprio questo: identificare molecole probabili candidate a pronosticare dal sudore la malattia”. Les è morto nel 2015, a 65 anni. Gli studi sull'odore del Parkinson proseguono. Anche grazie a Joy Milne.