Zoe non si è sentita sola grazie a Kia e alla pet therapy dell’ospedale pediatrico Meyer

Zoe non si è sentita sola grazie a Kia e alla pet therapy dell’ospedale pediatrico Meyer

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20 luglio 2024

Firenze- “La scuola a distanza e la canina Kia,- come riporta il Corriere Fiorentino- diventata una mascotte anche per i compagni. I muri che separano i bambini malati dai loro amici a volte riescono ad essere abbattuti. E al Meyer di Firenze il miracolo succede grazie alla scuola in ospedale, che permette ai piccoli pazienti di fare video-lezioni con i compagni della classe di origine, ma anche grazie all'empatia suscitata da una cagnolina del servizio di pet therapy”. 

“È la storia di Zoe, - si legge- una bambina di otto anni, ricoverata all'ospedale pediatrico fiorentino per un problema neurologico complesso e un calo temporaneo della vista. Oltre alle tradizionali cure e alla riabilitazione, al Meyer le hanno permesso di stringere amicizia con Kia, una bella setter irlandese. Una volta che la piccola è riuscita a lasciare il proprio letto in corsia, nella doppia classe a distanza, quella in ospedale e la Don Milani di Casalbo, nel modenese, anche i compagni della piccola paziente hanno imparato a conoscere la cagnolina, tanto da riempire Zoe di disegni, temi e racconti di cui Kia è protagonista”.

E ancora: Un gesto d'affetto collettivo che ha portato anche alla nascita di un piccolo libro digitale.

“E se ora Zoe sta meglio, è stata dimessa e continua la riabilitazione a casa, - spiegano nell’articolo- il merito va alla scuola in ospedale (collegata all'istituto comprensivo Poliziano di Firenze), un progetto che al Meyer è attivo da venti anni e che è stato recentemente rafforzato con il laboratorio artistico voluto dalla Fondazione Andrea Bocelli, e alla pet therapy gestita dall'associazione Antropozoa, che oltre a Kia, mette a disposizione dei pazienti anche Cecco, Gala e Nina”.

LA TESTIMONIANZA DELLA MAMMA DI ZOE

“È stata una prova davvero difficile, abbiamo vissuto momenti di paura e di grande incertezza, ma sin dal primo momento ci è stato chiaro di trovarci nel posto migliore per Zoe- ha raccontato la mamma di Zoe nel corso dell’intervista- All'indiscutibile competenza del team medico che ha seguito Zoe, senza tralasciare lo staff di infermieri a dir poco eccezionale, si unisce il fatto che siamo stati presi per mano da tante figure che ci hanno accompagnato lungo il percorso, rendendolo meno difficile, donandogli un volto diverso”. 

“Nonostante tutto portiamo a casa una bella storia, perché la sua trama è fatta di volti e di persone che ogni giorno, come mi disse la maestra Susy al nostro primo incontro ‘fanno il girotondo’ attorno al bambino. Tutti fanno il loro pezzo per prendersi cura, nella sua accezione più ampia, e nella nostra esperienza è stato proprio così. Non posso che ringraziare”, ha concluso la mamma.