Sanremo e body shaming, proteggere la salute mentale è fondamentale. La psicologa spiega come
Sanremo e body shaming, proteggere la salute mentale è fondamentale. La psicologa spiega come
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12 febbraio 2024
Roma – ‘La rabbia non ti basta’, è il titolo della canzone-manifesto che racconta della crescita personale, della facoltà di trasformare i sentimenti negativi in qualcosa di positivo, ed è stata portata in gara sul palcoscenico del Festival di Sanremo da BigMama. Ma non è tutto. Ieri all’Ariston l’icona della body positivity italiana, con il suo vestito e le calze soprattutto, non ha solo cantato ma ha infranto un tabù ancora ben radicato nella nostra società che impone alle donne ‘generose’ nelle forme di coprirsi. A testimonianza di ciò la valanga di commenti che si sono scatenati fuori e dentro il web e che ancora oggi non si fermano con tutte le ricadute psicologiche e sulla salute mentale che ne scaturiscono.
Ma cos’è il body shaming? Perché ancora le donne oggi sono il sesso maggiormente colpito? Quali sono le strategie da mettere in atto, nella vita di tutti i giorni, per proteggere la salute mentale della persona ‘bersagliata’ da questa pratica denigratoria? Per cercare delle risposte l’agenzia di stampa Dire ha intervistato telefonicamente la sessuologa e psicoterapeuta Rosamaria Spina.
“Il body shaming è una pratica ancora molto diffusa che consiste nell’offendere e deridere un’altra persona a causa del suo aspetto fisico e colpisce indistintamente sia uomini che donne. Lo strumento principale con cui viene ‘perpetrata’ sono i social attraverso battute, doppi sensi, riferimenti ad aspetti riguardanti il corpo che creano sentimenti di vergogna e di imbarazzo in chi lo riceve. Così chi riceve queste ‘accuse’ finisce per sentirsi inadeguato al proprio aspetto fisico”, ha detto Spina.
Il body shaming, chiarisce la psicologa, non è “rivolto solo a chi ha un peso ‘eccessivo’, ma anche a chi ha una eccessiva magrezza o più in generale ‘dei difetti fisici’. Quindi la specificità di quello che è definito difetto è spesso usato come mezzo per offendere e deridere la persona oggetto di body shaming”, sottolinea l’esperta.
Infatti Save the Children l’ha definito “una forma di violenza che sfrutta l’insicurezza corporea (la sensazione di disagio o insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico) e assume spesso le forme del bullismo/cyberbullismo o dell’hate speech legati all’aspetto fisico”.
Una manifestazione della violenza di genere che secondo Eurispes colpisce in Rete il 45,9% delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni, che sono anche le più esposte al body shaming (27,1%) e alle proposte sessuali esplicite (37,6%) che avvengono in Rete. “Le donne sono le più colpite perchè il fenomeno è legato ad aspetti sociali e culturali- spiega- se all’uomo ancora oggi si ‘tollerano’ quelli che possono essere considerati alcuni difetti fisici, alla donna si ‘chiede’ ancora oggi di raggiungere un ideale di perfezione fisica. La donna non dovrebbe essere quindi ne troppo magra (altrimenti sei anoressica), ne troppo grassa (altrimenti vieni considerata bulimica). Mentre nei confronti dell’uomo vale ancora il concetto che si esprime nel gergo comune ‘uomo di panza uomo di sostanza’ avvalorando che una certa forma fisica sia simbolo di qualità caratteriali o morali. Tutto questo fa parte di un modello culturalmente appreso. Mentre alla donna si continua a chiedere molto di più e in particolare di rispettare una sorta di ideale che passa dalla perfezione delle forme corporee”.